Come è cambiato il mondo del lavoro a causa della pandemia di Covid-19? A rispondere a questa domanda è il nuovo rapporto redatto da Unioncamere, l’Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.
Emerge un dato rilevante: la crisi provocata dalla pandemia potrebbe essere collegata alla perdita di ben 420 mila posti di lavoro solo nel 2020.
Il 75% di questi posti di lavoro fa parte del settore dei servizi, mentre il 15% interessa il settore dell’industria. La ragione alla base di questo enorme dislivello è presto detta.
Durante tutte le fasi della pandemia il settore dell’industria ha continuato a lavorare, sia per quanto riguarda la filiera di produzione alimentare che per quanto concerne il mondo della moda e della manifattura. Molte imprese ad esempio hanno convertito la produzione di materiale di protezione come respiratori, camici per medici, mascherine e così via.
Al contrario, la pandemia ha praticamente immobilizzato il settore dei servizi, che comprende il mondo della ristorazione, quello dell’intrattenimento e del turismo. Nonostante i ristoranti e i locali siano aperti già da qualche settimana, difficilmente vi capiterà di trovarne uno pieno, almeno per il momento.
Lavoro post Covid-19: cosa fare?
Insomma, il mondo del lavoro sta cambiando. Se fino allo scorso anno molte persone arrotondavano il proprio stipendio facendo, ad esempio, i camerieri o lavorando nelle case vacanze, oggi la situazione è senz’altro molto diversa.
A noi non rimane quindi che adattarci alla situazione, cercando nuovi sbocchi lavorativi, oppure optando per un lavoro da freelance, sempre tenendo in considerazione le proprie competenze e capacità.
A tal proposito, Unioncamere fa sapere che un aumento significativo di posti di lavoro si è registrato nel settore della Sanità e in quello dei Servizi ICT, che comprendono ambiti come quello del marketing, della comunicazione e della programmazione.