Ne “parlavo” già qualche tempo fa su Linkedin commentato un post che mi ha fatto riflettere sul tema donna e lavoro. Riguardava “la corretta postura” che donne e giovani devono imparare a tenere nella vita. Significa camminare a testa alta, non svendersi, rispettarsi e farsi rispettare. Soprattutto quando si parla di lavoro, l’impressione è invece quella di andare a chiedere l’elemosina e non di contribuire alla crescita dell’azienda grazie alle proprie competenze, in cambio ovviamente di uno stipendio.
È così che dovrebbe essere.
Ma.
Le disparità di genere esistono, così come le differenze retributive a parità di mansioni. Se una donna è capo, è perché ha rinunciato alla famiglia. A un colloquio di lavoro, a parità di bravura si preferisce evitare la donna in età fertile.
E ancora, il contratto non si rinnova se la donna inizia una gravidanza, il pancione diventa motivo d’imbarazzo e alla nascita del bambino il carico familiare grava sulla neo-mamma.
Purtroppo è un quadro a cui siamo abituati da tempo e in effetti, siamo così impegnati ad affrontare il quotidiano che non abbiamo tempo per pensare al futuro. Ora le conseguenze però sono sotto gli occhi di tutti, il calo delle nascite è confermato dai nuovi dati Istat. L’anno scorso (quindi ancora nell’era ante Covid), i decessi hanno superato le nascite. Circa 200 mila persone in meno. Una città.
Provenendo dal mondo delle risorse umane, ho fatto selezione ma io per prima ho sostenuto colloqui di lavoro. Ho lavorato come dipendente per anni e ho rifiutato un lavoro a tempo indeterminato. Avevo “solo” 27 anni, il mio pallino è sempre stato quello di mettermi in proprio.
Per me è una soluzione che ha funzionato. Per niente facile, il prezzo da pagare si sconta in nottate in bianco, weekend a lavorare, alti e bassi negli introiti. Però sono “sopravvissuta” felicemente, penso ancora al futuro e a nuovi progetti da realizzare. Nessuno mi ha tolto il diritto a essere madre, nessuno ha potuto guardare “di traverso” i miei due bellissimi/enormi pancioni.
Nell’attesa dunque che il governo si renda conto della situazione e garantisca maggiori tutele alle mamme lavoratrici, l’idea di proporre la propria professionalità come freelancer online, forse è da prendere in considerazione.