Oramai in Italia, dire di avere la partita iva è diventato un vero e proprio azzardo. Mamma con la partita iva?!
“Ma sei pazza!” magari non lo dicono ma, lo sappiamo bene, tutti lo pensano.
Ma come fai a lavorare da freelance con i figli, ma se hai l’influenza? E se non guadagni tanto, ce la fai a “mantenere” la partita iva?
Ebbene cara mamma, devi sapere che sì, è possibile, per quanto non sia una passeggiata.
Non stiamo qui a discutere se vale la pena o no, sulla partita iva che è un ripiego ecc… Io personalmente ho lavorato per anni come dipendente ma, a parte che non ce la facevo proprio a prendere ordini e timbrare cartellini:)…
Avevo già una mentalità da freelancer (vedi la categoria mindset), che mi spingeva ad “andare oltre”, a rubare con gli occhi, ad annotare idee che potevano contribuire a quello che era il mio progetto (ho sempre pensato di aprire una casa editrice o una rivista digitale, ndr).
Ebbene, dicevamo. Non è facile ma si può fare. Hai diritto alla maternità, alla malattia, a qualche bonus. Ovviamente, a determinate condizioni.
Vediamo le principali.
Mamma freelance: maternità, malattia, assegni al nucleo familiare
Ecco le linee generali di cui tenere conto, nella gestione dei tuoi diritti di freelance.
Maternità
Se sei una libera professionista, hai diritto a 5 mesi di maternità con remunerazione all’80% e 6 mesi di congedo parentale. Per poterne usufruire devi essere iscritta alla Gestione Separata Inps e aver versato, nell’anno precedente, almeno 3 mensilità di contributi.
Se invece non ne usufruisci, hai diritto all’assegno di natalità una tantum (bonus bebè).
Malattia
Ovviamente la sospensione dal lavoro per malattia è un diritto, anche per chi lavora come freelancer! Fino a un massimo di 61 giorni all’anno, se rimani a casa, mentre arrivi a 180 giorni per ricoveri o day hospital. Certo l’indennità è davvero esigua: se sei in regola con i contributi, ricevi 20 euro al giorno per la malattia a domicilio, 40 per quella in ospedale.
Assegni familiari
Per figli o disabili in famiglia, l’assegno familiare è garantito, se i contributi sono versati. In base al reddito dichiarato, cambia dunque l’importo dell’assegno che viene riconosciuto (il 70% del reddito Isee deve derivare dal lavoro, non si può tener conto del reddito da proprietà).
Per concludere: mamma con la partita iva, si può fare
Non è vero che, per mantenere la partita iva, bisogna guadagnare cifre stratosferiche. Puoi sicuramente garantirti un buon stipendio per vivere dignitosamente. Il consiglio principale che teniamo a darti è di scegliere un bravo commercialista.
La partita iva di norma si apre a inizio anno, così hai tanti mesi davanti a te, per lavorare senza pagare i contributi, fino all’anno successivo. A questo punto, devi scegliere con cognizione di causa il codice ATECO e il regime a cui appartenere (ad esempio ordinario oppure forfettario, dipende dalle tue esigenze).
Non ci resta che augurarti buon lavoro e consigliarti un articolo su come gestire il lavoro da casa e i figli (più o meno contemporaneamente 🙂 ).